Rivoluzione AI-first nella ricerca online: nuove strategie per visibilità e fidelizzazione
Il panorama della ricerca online sta vivendo una trasformazione radicale: sempre più utenti si rivolgono a sistemi di intelligenza artificiale conversazionale (ChatGPT, Gemini, Perplexity, ecc.) anziché al tradizionale motore di Google. Le conseguenze si stanno già materializzando in un calo misurabile delle visite web provenienti dalle query di ricerca, con risvolti importanti sia sul piano degli insight editoriali sia su quello delle strategie di fidelizzazione clienti.
Declino del traffico di ricerca “classica”
Un dirigente Apple, Eddy Cue, ha dichiarato durante il processo antitrust contro Google che per la prima volta da vent’anni le ricerche su Safari sono diminuite, attribuendo il calo proprio alla migrazione degli utenti verso motori AI-driven; in seguito a queste dichiarazioni, il titolo Alphabet ha perso l’8 % del suo valore in Borsa. Anche i ricavi pubblicitari di Google mostrano segnali di rallentamento: nel Q1 2025 i “paid clicks” sono cresciuti solo del 2 % annuo, il tasso più basso di sempre, a fronte del 5 % del 2024.
Adozione crescente dei motori AI-first
Secondo il report “Online Search After ChatGPT” di Semrush, già nel 2023 1 utente su 10 negli USA si rivolgeva prima a un sistema generativo (ChatGPT, Google Gemini) per trovare informazioni, e si stima che questa platea supererà i 90 milioni di persone entro il 2027 Semrush. Oggi oltre 400 milioni di utenti utilizzano settimanalmente servizi AI per cercare o filtrare informazioni, sviluppando l’aspettativa di risposte sintetiche e contestualizzate piuttosto che di link multipli WSJ.
Evoluzione delle abitudini di ricerca e implicazioni SEO
- Da keyword a intenzione conversazionale: l’utente chiede in linguaggio naturale (“Come posso ottimizzare la mia PMI con un CRM?”) e si aspetta una risposta diretta, non un elenco di risultati. Questo impone un ripensamento dei contenuti, che devono essere strutturati in formato Q&A e arricchiti con markup semantico (Schema.org) per favorire l’estrazione da parte degli AI-crawler.
- Crescita dei cosiddetti “zero-click searches”: sempre più spesso le piattaforme AI forniscono la risposta direttamente nell’interfaccia, azzerando la necessità di cliccare sul sito web. Per contrastare questo fenomeno, è cruciale individuare nicchie di contenuto altamente differenzianti e creare “contenuti conversazionali” (tutorial passo-a-passo, mini-corsi integrati) che stimolino il coinvolgimento diretto e la lunga permanenza sul proprio dominio.
Strategie di retention e canali proprietari
- App aziendale e Progressive Web App: offrire un’esperienza personalizzata, notifiche push e contenuti esclusivi nell’app riduce la dipendenza dal traffico organico. Una PWA ben progettata può replicare le funzioni principali del sito web ma con tempi di caricamento ridotti e un percorso d’acquisto semplificato.
- Newsletter periodiche segmentate: l’email marketing rimane uno dei canali più efficaci per la fidelizzazione. Suddividere il database in segmenti basati su interessi, acquisti pregressi e comportamento di navigazione permette di inviare contenuti mirati, aumentando il tasso di apertura e conversione.
- Community e chatbot proprietari: integrare sul sito o nell’app un assistente virtuale basato su LLM (con API OpenAI o simili) non solo migliora l’engagement ma raccoglie dati comportamentali first-party, fondamentali per future campagne remarketing.
Tendenze future
- AI multimodale e voce: l’evoluzione verso modelli in grado di comprendere testi, immagini e comandi vocali farà crescere l’uso di interfacce conversazionali integrate in dispositivi IoT e smart speaker, richiedendo contenuti ottimizzati per la ricerca vocale e le query visuali.
- Motori verticali e specializzati: nasceranno sempre più motori AI dedicati a settori specifici (viaggi, finanza, salute), che attingeranno a database proprietari. Essere presenti con dati strutturati e partnership B2B diventerà strategico per emergere in questi ecosistemi.
- Autonomia dei knowledge graph aziendali: le grandi aziende investiranno in grafi di conoscenza interni, addestrando modelli custom sui propri asset documentali. Prepararsi a offrire API o plugin per questi modelli consentirà di trasformare il sito web in fonte primaria di risposta. In sintesi, il nuovo scenario “AI-first” impone di ripensare l’ecosistema digitale: da un SEO focalizzato su Google a una content strategy conversazionale e omnicanale.
Occorre investire in piattaforme proprietarie (app, newsletter, chatbot) per costruire relazioni dirette e raccogliere dati proprietari, affinché l’azienda non dipenda unicamente dalle dinamiche delle piattaforme di terzi.
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